CAPPUCCETTO ROSSO RACCONTATO DAGLI ANGELI di Pedro Martinez e Gioia Luz

CAPPUCCETTO ROSSO RACCONTATO DAGLI ANGELI

C’era una volta un bambina di nome Cappuccetto Rosso, che amava concretizzare la propria vita con esperienza luminose e gioiose. La medre, abituata a non permetterle una piena indipendenza, creava su di lei paure e timori non giustificati, come “fai attenzione quando esci, non dare confidenza a nessuno”. Un giorno decide però di mandarla dalla nonna con una cesta carica di amore ed empatia. La bambina si incammino nel bosco (il suo essere) e intrisa delle paure materne, si imbattè in un lupo, che a dire la verità aveva un’aria molto buona, pur conservando degli affilati denti. Ricordate cosa suggeriva la mamma a Cappuccetto? “Non fidarti di nessuno, neppure di te stessa”. Aveva insegnato alla bambina ad avere atteggiamenti antisociali e paranoici.

Il lupo osservò Cappucce e chiese: “dove vai?”.

La bambina rispose che sarebbe andata dalla nonna. I due si salutarono. Perchè il lupo, non mangiò subito Cappuccetto Rosso? Semplice! In realtà il lupo, altro non era che la zona d’ombra della bambina, il fantasma inculcato dalla madre. Non poteva temere una parte di se, anzi quasi la riconosceva. Il lupo andò a casa della nonna e fingendosi Cappuccetto la divorò. Perchè? Perchè in realtà la nonna, madre della madre di Cappuccetto, aveva scelto di isolarsi dal mondo, di occludere ogni rapporto con il mondo esterno ed aveva instillato nella figlia il pensiero che fidarsi di se fosse sbagliato. Arrivò quindi Cappuccetto Rosso e subito disse: “che occhi grandi che hai!” (gli era stato insegnato che non bisognava guardare più in la del proprio naso). “Che orecchie grandi che hai” (gli avevano detto che non aveva il diritto di ascoltarsi). “Che naso grande che hai” (non poteva godere della propria vita, dei suoi aromi, dei suoi colori, perchè i due modelli di riferimento femminili – mamma e nonna – vivevano segretgate in casa, ovvero nel proprio carcere mentale). “Che bocca grande che hai” (vivere senza affrontare le paure). Finì divorata anche lei dal lupo che era la manifestazione inconscia delle sue paure. Il lupo si mise nel letto e cominciò a russare (certo, cominciò la fase dell’inazione, dell’inerzia, della depressione). Passò però un cacciatore, che era la Coscienza Cosmica di Cappuccetto Rosso e tagliò la pancia al lupo. Perchè proprio la pancia? Perchè è il luogo in cui si annidano tutte le ansie. Tagliando il ventre, il cacciatore liberò Cappuccetto Rosso e la nonna da tutte le forme di ansia e paure ossessive. La bambina tornò a casa e diede amore alla madre. Il cacciatore invece portò con se la pelliccia del lupo, ovvero i resti dell’esperienza trascorsa, per poterne fare tesoro in futuro ed accrescere la propria coscienza.

I lupi che incontriamo nella nostra vita sono figli delle nostre paure. I loro denti possono farci paura, ma se usiamo la mente ed il cuore, possiamo abbatterli o meglio inglobarli in noi. Ogni paura porta con se il seme della propria guarigione. Vivere nella gioia non è un crimine ma una filosofia che va perseguita, tanto negli adulti quanto nei piccoli.

 

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